ULTRAS

Ti chiede tuo figlio un sabato sera mentre stai tornando a casa. La sua mano indica un gruppo di tifosi che si avvicina alla stazione. Qualcuno di loro ha la sciarpa, altri delle grandi bandiere arrotolate e quello più guardingo porta, nello zaino, lo striscione. Camminano chiacchierando e prendendosi in giro, c’è chi già mangia prima di partire e chi è alla sua terza birra. Una macchina si ferma vicino a loro e poi corre a parcheggiare. Altri sono già davanti alla biglietteria. Gli rispondi che sono tifosi del Milan e che vanno a vederla giocare in trasferta, ma dal suo sguardo ti accorgi che non ha capito cosa gli hai detto. Gli hanno insegnato che le cose esistono solo se si vedono in televisione e fai fatica a spiegargli che c’è ancora chi preferisce vivere le emozioni e non semplicemente guardarle. Tanti anni fa in mezzo a loro c’eri anche tu. Poi ti sei sposato, hai fatto un figlio, ti sei sistemato col lavoro e le cose più importanti sono sembrate essere altre. Ti sei quasi convinto che la vita giusta sia quella che conduci. Il giretto al centro commerciale, appena aperto, il sabato pomeriggio, a cena fuori la sera e la domenica a casa dei genitori di lei “che tanto il MIlan te la puoi vedere anche da loro”, dice tua moglie. Rallenti, fino quasi a fermarti, per vedere chi c’è e scopri che c’è ancora qualche faccia nota. Si, è proprio lui quello che adesso sta parlando col Capotreno per farsi dare almeno un vagone in più. Con lui ti sei fatto quasi più notti in treno che con tua moglie. Non è cambiato per niente, e ti allontani mentre lo vedi distribuire i cartoncini del biglietto cumulativo. Torni a casa con mille pensieri in testa. Finisci subito di cenare e apri quel cassetto che avevi lasciato chiuso da tanti anni. Stringi tra le mani quella sciarpetta di lana a strisce rossonere, con quelle macchioline che adesso sono diventate nere ma che una cintata te lo fece sporcare di rosso; la sciarpa odora ancora di quei fumogeni che si usavano negli anni ottanta e qualche foto che non riesci a guardare senza che le lacrime ti impediscano di metterle a fuoco. “Dove siete finiti?” ti chiedi sottovoce. “Dove siete finiti, amici miei, che non mi avete mai fatto sentire solo anche quando non sapevo dove foste!” E’ valsa la pena barattare la “tranquillità” in cambio di quella vita? Cosa racconterò a mio figlio? Quanti negozi ha il nuovo centro commerciale o quanto è bravo suo padre al lavoro? No. Non è così che può andare. L’ A.C. Milan 1899 è un sogno troppo bello per non poterlo vivere a pieno! E allora chiudi quel cassetto e chiami tuo figlio. Lui ti guarda come se si aspettasse quello che gli stai per dire: “Domenica ti porto in SUD. Voglio farti vedere come sono i tifosi del Milan!” Lo vedi felice e tu lo sei più di lui. Imparerà a dormire in otto dentro uno scompartimento e a dividere un panino con chi non conosce ma è come lui. Imparerà che non si lascia nessuno a terra e che non si dà mai la schiena a chi ti attacca. Imparerà ad esultare con eleganza e a non disperarsi per una sconfitta. Imparerà ad amare e difendere la sua Gradinata. Imparerà a comportarsi con coraggio e sempre lealmente. Imparerà, in una parola, cosa vuol dire essere un tifoso del Milan, Imparerà a far parte della Gradinata SUD! Dove sono finiti quelli là?… Non li vedi?… Sono già schierati…. Ci sono ancora…

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