I Raspberry hanno un costo veramente basso tant’è vero che  con poco più di 10 euro potete portarvi a casa il modello 0.

Con 10 euro però acquistate solo la scheda raspberry senza nessun altro accessorio. C’è un modo per poterlo utilizzare avendo solo la scheda madre ed una schedina SD. Se non avete bisogno di schermo e vi serve creare solo un piccolo NAS potete investire i soldi risparmiati su un Hard Disk.

Potete alimentare il raspberry utilizzando l’alimentatore di un vecchio cellulare con micro usb. L’unica cosa che non potete evitare è la scheda sd da almeno 16Gb, su Amazon se ne trovano ad una decina di euro.

Per cominciare dovete procurarvi l’immagine di raspbian e la potete trovare sul sito ufficiale nella sezione Downloads. Qui potete scegliere una tra le diverse versioni, non ha importanza.

Ottenuta l’immagine dovete estrarre il contenuto del file zip e trasferire l’immagine avviabile sulla scheda sd. Con Windows potete utilizzare balenaEtcher. Su Linux potete scrivere l’immagine tramite il comando dd. Se non siete pratici della Shell di Linux anche qui potete usare il programma balenaEtcher sopra citati

Adesso non vi resta che inserire la scheda sd e aprire la partizione boot (la partizione mi raccomando, non la cartella!). Create a questo punto un file vuoto e rinominatelo ssh, copiatelo nella partizione boot. Infine create un altro file col seguente contenuto:

country=IT
ctrl_interface=DIR=/var/run/wpa_supplicant GROUP=netdev
update_config=1
network={
 ssid="NOME DEL VOSTRO WIFI"
 scan_ssid=1
 psk="PASSWORD VOSTRO WIFI"
 key_mgmt=WPA-PSK
}

Fatto ciò salvate il file col nome wpa_supplicant.conf e copiatelo sempre nella partizione boot.

A questo punto inserite l’SD nel Raspberry e avviatelo. Aspettate qualche minuto che si accenda e se tutto è andato per il verso giusto potrete accedervi con ssh, l’indirizzo ip potete trovarlo con qualsiasi scanner di rete ovvero potete trovarlo nelle impostazioni del modem cercandolo dai dispositivi collegati. Potete fare anche un primo tentativo con il nome host, di solito raspberrypi, chiaramente il nome utente della sessione ssh sarà quello di default, pi per la user e raspberry come password. Su windows per il collegamento ssh potete utilizzare putty.

Avviata la sessione ssh potete attivare la vnc per l’accesso con GUI, digitate il comando raspi-config e in Interfacing Options attivate vnc.

A volte un’immagine invecchiata colpisce più di una foto a colori, in questo esempio vediamo come invecchiare una fotografia. Apri una qualsiasi immagine, nell’esempio ho usato la foto di Positano che puoi scaricare nelle fotografie nella categoria notturne. Crea un duplicato della foto e chiudi l’originale
Vai nel menù image/adjustments e premi su Desaturate, oppure premi SHIFT + CTRL + U. L’immagine diventa bianco e nero, ora dobbiamo ingiallire la foto, per fare ciò andiamo nuovamente nel menù adjustments e selezioniamo color balance, oppure premiamo CTRL + B, inserisci i valori come in figura oppure regolati a tuo piacere.

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Roviniamo la fotografia, andiamo nel menù filter/Artistic e selezioniamo Film Grain(grana pellicola)

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Impostiamo i valori come in figura

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L’immagine risulta già sufficientemente rovinata, ma aggiungiamo anche qualche danno in più. Nella finestra dei layers clicchiamo col tasto destro sul livello che rappresenta la fotografia e selezioniamo duplicate layer, dalla finestra che si apre premiamo OKImmagine

 Rendiamo nuovamente bianco e nero il layer appena duplicato (image/adjustments – desaturate) e aggiungiamo una texture grana, per fare ciò andiamo nel menù filter/texture e clicchiamo su Grain(granulosità)

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imposta i valori come in figura o come preferisci e premi su OK. E’ importante che selezioni il tipo di grana in posizione verticale.

 

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dalla finestra dei layers imposta al layer copiato la modalità -Scolora- in caso regolare luminosità e contrasto a piacere.

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Ecco il risultato!!

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Via

Il viaggio in treno per Roma (o Napoli) procedeva sempre tranquillo; ogni tanto ci lasciavamo fermi fuori dalle stazioni intermedie per dare la precedenza agli altri treni, se il nostro era “speciale”. Gli scompartimenti erano tutti pieni, il fumo delle sigarette era denso come la nebbia d’inverno fra Piacenza e Milano, panini e birre erano già finiti prima di Roma. Solitamente a Roma ci facevano scendere a Settebagni, oppure alla stazione Tiburtina (anche se mi ricordo una volta che ci fecero arrivare a Termini, un vero casino…). Il treno rallentava prima di entrare in stazione, sul binario a noi riservato si erano già schierati i celerini: molti ragazzi si svegliavano allora vedendo fuori dai finestrini le minacciose sagome dei poliziotti già in tensione. Appena scesi ci radunavamo verso l’ingresso, la stazione era deserta: arrivare a Roma alle 10 del mattino era come essere lì all’alba. Cantando ci incamminavamo verso l’uscita, sotto la sguardo dei celerini immobili mentre passavamo a pochi centimetri da loro: casco ben allacciato, foulard tirato sul viso, manganello e scudo in mano, nervosismo. Per uscire dalla stazione di Settebagni dovevamo salire per le scale, dove inspiegabilmente la polizia ci bloccava; altri ragazzi continuavano ad affluire da dietro, lo spazio diventava poco, i ragazzi davanti erano troppo vicini al cordone dei celerini, la tensione aumentava ancora, era questione di un attimo: improvvisamente una massa scura si muoveva colpendo senza sosta, tonfi sordi si sentivano fra le urla, la carica era partita: pochi minuti di scontro fra celerini armati e ragazzi che rispondevano con calci e pugni: era come mettersi a fare a botte con un muro. Tornata la calma, apparente, ci caricavano sugli autobus e ci portavano allo stadio: qui ci aspettavano ora anche carabinieri e finanzieri, da ogni parte vedevo manganelli in mano a chi altro non aspettava che spaccarceli in testa. E infatti una volta in curva, dopo perquisizioni asfissianti, alla prima torcia lanciata dai romanisti (o laziali) del settore vicino partiva indiscriminata un’altra carica contro di noi, salutata dagli olè del pubblico romano. Caricavano dall’alto, alle spalle, non c’era tempo di vederli arrivare, erano inarrestabili: spesso tanti ragazzi per cercare di evitare le manganellate ruzzolavano giù dai gradoni; bastava qualche minuto, ancora una volta quel rumore insopportabile di manganelli su teste e schiene, e la calma ritornava in curva: le botte cominciavano a lasciare il segno e non solo sulla pelle. Ora che i celerini pestano operai, studenti, precari, manifestanti si alza forte il coro di indignazione contro la brutalità della polizia; coro che era di approvazione se non di gioia quando quelle stesse manganellate piovevano sulle teste vuote degli animali che andavano allo stadio, di quegli ultrà che perdevano ogni diritto di cittadinanza non appena indossavano una felpa e una sciarpetta al collo. State attenti perché il manganello non fà distinzione, picchia anche chi non c’entra o chi è in buona fede e ora che gli stadi sono vuoti non gli resta che sfogarsi nelle piazze…

Sono qui,con lei…la Mia lei!
è semplicemente stupendo,tutto splendido ma ogni volta che mi soffermo a pensare è inevitabile che i miei pensieri siano rivolti a te!
Ne saresti orgoglioso!!!

In cuor mio so che lo sei

…ogni volta che cammino e mi sembra di averti vicino…

Grazie,come sempre di tutto!

Grazie D.M.

 

C’era una volta un ragazzo con un bruttissimo carattere.
Suo padre gli diede un sacchetto di chiodi e gli disse di piantarne uno sul muro del giardino ogni volta che avrebbe perso la pazienza e avrebbe litigato con qualcuno.
Il primo giorno ne piantò 37 nel muro.
Le settimane successive, imparò a controllarsi, ed il numero di chiodi piantati diminuì giorno dopo giorno: aveva scoperto che era più facile controllarsi che piantare chiodi.
Infine, arrivò un giorno in cui il ragazzo non piantò nessun chiodo sul muro.
Allora andò da suo padre e gli disse che quel giorno non aveva piantato nessun chiodo.
Suo padre gli disse allora di togliere un chiodo dal muro per ogni giorno in cui non avesse mai perso la pazienza.
I giorni passarono e infine il giovane poté dire a suo padre che aveva levato tutti i chiodi dal muro. Il padre condusse il figlio davanti al muro e gli disse : ” Figlio mio, ti sei comportato bene, ma guarda tutti i buchi che ci sono sul muro. Non sarà mai come prima.
Quando litighi con qualcuno e gli dici qualcosa di cattivo, gli lasci una ferita come questa. Puoi piantare un coltello in un uomo e poi tirarglielo via, ma gli resterà sempre una ferita. Poco importa quante volte ti scuserai, la ferita resterà. Una ferita verbale fa male tanto quanto una fisica.”

Mi vergognerei di essere interista perchè ho vinto il mio primo scudetto giocando contro i giovanissimi della Pro Vercelli per protesta.Mi vergognerei di essere interista perchè nel 1922 retrocedo in Serie B ma a 3 giornate dalla fine inventano i play out e mi accoppiano contro l’Alta Italia squadra fallita da 3 mesi e… vinco a tavolino. Mi vergognerei di essere interista perchè la grande inter di Angelo Moratti era la più dopata della storia e ancora oggi Ferruccio Mazzola lo dichiara con un libro e in tribuna la famosa pastiglia del caffè di Herrera.Basta leggere la causa di tutti i decessi di quella rosa!!!Mi vergognerei di essere interista perchè lancio i motorini dagli stadi,mi vergognerei di essere interista perchè quando perdo picchio gli avversari in campo lancio petardi in testa ai portieri e causo risse nei sottopassaggi.Mi vergognerei di essere interista perchè per pagarmi i debiti societari ipoteco un logo con la Banca Antoveneta di Tronchetti mio maggiore azionista e falsifico i bilanci­ per iscrivermi in serie A, mi vergognerei di essere interista perchè tarocco le fidejussioini e faccio plusvalenze illegali.Mi vergognerei di essere interista perchè per 15 anni sperperavo milioni comprando cessi bidonari stranieri.Mi vergognerei di essere interista perchè pur di vincere mi sono inventato Farsopoli e fatto uscire intercettazioni limitate a mio piacimento essendo­ Tronchetti presidente Telecom e nascondendo quelle del mio presidente. Mi vergognerei di essere interista perchè ho messo Guido Rossi come presidente FIGC per regalarmi lo scudetto di cartone e condannare solo la Juve…
IO AMO IL CALCIO, QUINDI ODIO L’INTER

C’è chi beve e si vanta della propria ubriachezza.

C’è chi si ubriaca e si vergogna dei propri sentimenti.

C’è chi osserva tutto questo e lo sopporto solo bevendo.

Un bicchiere è un’arma micidiale quando lo appoggi vicino al cuore.

La vita va corretta..va corretta..

E’ cosi difficile berla liscia.

Il Bar non ti regala ricordi ma i ricordi ti portano sempre Al Bar.

VCC

se vincessi un miliardo

Se vincessi un miliardo a biliardo

non farei niente se non il far nulla

Se vincessi un miliardo a biliardo

mi comprerei il Duomo con tutte le guglie

Se vincessi un miliardo a biliardo

lo affitterei al costo d’un monolocale

Se vincessi un miliardo a biliardo

lo brucerei per tenermi caldo

Se vincessi un miliardo a biliardo

lo peserei come una vacca grassa

Se vincessi un miliardo a biliardo

regalerei una casa al mare a mia madre

Se vincessi un miliardo a biliardo

regalerei il mare alla casa di mia madre

Se vincessi un miliardo a biliardo

andrei sulla luna per aprirci una pasticceria

Se vincessi un miliardo a biliardo

acquisterei un pulmino giallo

raccoglierei venti puttane e

le accompagnerei a casa loro

Se vincessi un miliardo a biliardo

me lo farei cambiare in monete da 50

per pesarlo poi nuovamente

Se vincessi un miliardo a biliardo

aprirei una trattoria in cucina

Se vincessi un miliardo a biliardo

ruberei una biro in posta

scriverei in bella calligrafia su ogni banconota

“ho vinto un miliardo” e già che

sono lì ne spedirei una a tutti quanti

se vincessi un miliardo a biliardo

mi darei un bacio dentro e

stringendomi la mano riderei perché

neanche so tenere la stecca a biliardo.